08/02/15
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Archeologia: italiani trovano citta' arcaica davanti a Troia
Sull'isola di Lemno, nell'Egeo settentrionale
Rovereto (TN), 6 ott. (Apcom) - Un'antichissima
città scomparsa, contemporanea della mitica guerra di Troia (1300-1200
a.C.), è stata scoperta praticamente intatta da una missione della
Scuola Archeologica Italiana di Atene sull'isola di Lemno, nell'Egeo
settentrionale, davanti allo Stretto dei Dardanelli (appena 40 miglia
separano l'isola dal sito dove Schliemann trovò Troia; Omero narra che
i guerrieri achei assedianti ricevevano il vino da Lemno, e sull'isola
è stato rinvenuto anche un complicato impianto di vinificazione del 7°
secolo a.C.).
La scoperta dell'insediamento urbano dell'età del bronzo, nella
località che oggi si chiama Efestia, è stata annunciata dal direttore
della Scuola Archeologica Italiana di Atene, Emanuele Greco, in una
delle conferenze collaterali della 20° Rassegna Internazionale del
Cinema Archeologico, organizzata dal Museo Civico di Rovereto. La
missione da lui diretta (l'ultima campagna di scavo si è conclusa
l'estate scorsa) ha riportato alla luce l'abitato antico che era stato
coperto dagli insediamenti successivi. Nella città doveva essere
praticata la metallurgia, come si evince dal fatto che ancora oggi
prende il nome da Efesto, il dio che forgiava i metalli. Lo scavo di
Greco vi ha trovato fucine e crogioli del 7° secolo a.C.
A Lemno, per la verità, i ricercatori italiani scavano già da molto
tempo, e con risultati notevolissimi: ancora nel 1926 - ha ricordato
Greco - una missione guidata dal direttore dell'epoca della Scuola
Archeologica Italiana di Atene, Alessandro Della Seta, aveva scoperto
in località Poliochni il più antico insediamento urbano d'Europa. Lo
strato più profondo risale alla fine del neolitico, verso il 3200 a.C.,
e lo scavo italiano ha portato alla luce le mura, strade, fognature, un
edificio strutturato per ospitare assemblee di un'ottantina di persone,
nonché una casa identificabile come quella di un sovrano. L'agglomerato
urbano è stato rinvenuto immutato, nello stato in cui lo avevano
precipitosamente lasciato i suoi abitanti, terrorizzati da un violento
terremoto, uno dei tanti eventi sismici che da sempre sconvolgono
quella regione: una specie di Pompei nell'Egeo. Lo scavo di Della Seta
aveva evidenziato sette-otto strati di abitato sovrapposti, e la
traccia della lavorazione dei metalli: quella città produceva ed
esportava oggetti di rame, con metalli provenienti da miniere
dell'Anatolia.
Ma Della Seta era andato a cercare ben altro a Lemno: etruscologo,
ebreo fascista e nazionalista (e alla fine tradito miserevolmente dalle
leggi razziali del regime fascista, commenta Greco), voleva trovare le
prove che confermassero l'esodo degli Etruschi dall'Anatolia, che
secondo Erodoto avevano fatto tappa a Lemno.A questa ricerca Della Seta
era stato incoraggiato da un'iscrizione sulla stele funeraria di un
guerriero foceo rinvenuta a Kaminia: la scrittura è greca, mentre la
lingua presenta forti somiglianze con l'etrusco. Ma la conferma cercata
da Della Seta non si trovò, e la questione rimane tutt'ora aperta,
nonostante il recente rinvenimento di un'altra iscrizione analoga,
nella stessa lingua, sempre a Lemno: era in un santuario del 6° secolo
a.C., al quale gli insediamenti successivi avevano sovrapposto la
costruzione di un teatro. Oggi, come spiega Greco, gli archeologi
ipotizzano che, se di lingua etrusca si tratta, probabilmente era
arrivata dall'Etruria, forse con i pirati etruschi: scrivono i cronisti
dell'epoca che il condottiero ateniese Milziade strappò Lemno ai
Tirreni e offrì alla sua città il possesso dell'isola.

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